Mi faccio piccola, appoggiata a questo tavolo di cucina.
Mi stringo le spalle ed ingoio voglia di fumare e parole che non potrò dire ad alta voce. Sono sola, del resto.
I giorni son cambiati, tesoro. Velocemente cambiati.
Mentre ti aspetto voglio immaginarti qui, davanti a me, a sorseggiare una calda tisana e ad imbronciarti quando divento noiosa e pedante. Voglio immaginarti mentre stai ad ascoltarmi perché io, te lo devo proprio dire, questo tempo che muta le cose, non riesco a mandarlo giù.
Io vorrei conoscere un mago buono buono, che cristallizzasse gli eventi positivi e li facesse godere fino in fondo, fino al fondo.
E’ passata la mezzanotte da un pezzo e il gennaio di Torino, subdolo ma cortese come un vero piemontese, s’infila al di sotto delle imposte, ghiacciandomi le dita dei piedi che mi ostino a non coprire con le calze invernali che mi hai regalato a Natale: troppo carine per essere adoperate!
E troppo carino è il tuo naso che si arriccia quando sorridi e i tuoi occhi che scrutano indagatori con la spavalderia del loro colore intenso e i tuoi capelli che profumano di quei capelli che sono stati al vento.
Io, ogni volta che li guardo, questi tratti famigliari, questi tratti a memoria, questi pezzi di cuore, vorrei cantare e dirtelo chiaro: mi han fatta innamorare dal primo momento.
Io, quei tocchetti di te, li ho studiati e spiati migliaia di volte: mentre dormivi, serenamente o mentre parlavi in un sonno inquieto, catturato dagli incubi.
E il tuo cuore? Il tuo cuore mi riconosce subito, quando m’avvicino, nel sonno: aspetto che mi saluti, facendo pulsare il sangue sul tuo collo…poi conto sette respiri e mi rassereno: va tutto bene. Il mio, di cuore, perde qualche colpo e sobbalza spesso perché tifa per te e si contrae veloce pieno delle tue aspettative, preoccupato per le tue preoccupazioni, felice della tua felicità , triste con la tua tristezza. Colmo di te, in ogni momento. E di cose, questi due cuori, il mio ed il tuo, insieme, ne han passate!
Capirai perché ti aspetto e non mi sembra vita, questa vita mono-cardiaca: il mio cuore è abituato a battere in coppia!
Allora mi alzo, da questa sedia dove il didietro mi si sta facendo piatto, cerco una penna nel barattolo vicino al telefono ed un foglietto nel primo cassetto, quello pieno di tutto. E mentre cerco, tra una sorpresina Kinder ed un cucchiaino storto, mi scivola sul dorso della mano, come se fosse magica, una tua fotografia, talmente piccola che mi appari come il personaggio di un fumetto. Con le mani sui fianchi, il mento alzato e le labbra ferme a tirarmi un bacio, mi guardi dalla carta semi-sgualcita, formato tessera. Le rassicurazioni mi arrivano da quel quadratino, insieme al rumore del portone che si chiude, di sotto. Allora faccio scivolare la faccina nella tasca del mio grembiule, scrivo veloce due righe da lasciarti a sostituire i bacetti della buona notte e mi lancio svelta nella mia stanza, nel mio letto, sotto le coperte.
Appena in tempo, prima che tu apra la porta di casa.
E così, anima mia, non saprai che ti ho aspettata in ansia.
E così, gioia dei miei pensieri, non saprai che è dura, quando non ci sei.
Saprai solo il mio affetto, scritto e lasciato su quel tavolo da cucina con un sospiro di sollievo regalatomi dal tuo rientro. Con una calligrafia stanca ma perentoria: ti voglio tanto bene.
Firmato: la mamma.
Mi stringo le spalle ed ingoio voglia di fumare e parole che non potrò dire ad alta voce. Sono sola, del resto.
I giorni son cambiati, tesoro. Velocemente cambiati.
Mentre ti aspetto voglio immaginarti qui, davanti a me, a sorseggiare una calda tisana e ad imbronciarti quando divento noiosa e pedante. Voglio immaginarti mentre stai ad ascoltarmi perché io, te lo devo proprio dire, questo tempo che muta le cose, non riesco a mandarlo giù.
Io vorrei conoscere un mago buono buono, che cristallizzasse gli eventi positivi e li facesse godere fino in fondo, fino al fondo.
E’ passata la mezzanotte da un pezzo e il gennaio di Torino, subdolo ma cortese come un vero piemontese, s’infila al di sotto delle imposte, ghiacciandomi le dita dei piedi che mi ostino a non coprire con le calze invernali che mi hai regalato a Natale: troppo carine per essere adoperate!
E troppo carino è il tuo naso che si arriccia quando sorridi e i tuoi occhi che scrutano indagatori con la spavalderia del loro colore intenso e i tuoi capelli che profumano di quei capelli che sono stati al vento.
Io, ogni volta che li guardo, questi tratti famigliari, questi tratti a memoria, questi pezzi di cuore, vorrei cantare e dirtelo chiaro: mi han fatta innamorare dal primo momento.
Io, quei tocchetti di te, li ho studiati e spiati migliaia di volte: mentre dormivi, serenamente o mentre parlavi in un sonno inquieto, catturato dagli incubi.
E il tuo cuore? Il tuo cuore mi riconosce subito, quando m’avvicino, nel sonno: aspetto che mi saluti, facendo pulsare il sangue sul tuo collo…poi conto sette respiri e mi rassereno: va tutto bene. Il mio, di cuore, perde qualche colpo e sobbalza spesso perché tifa per te e si contrae veloce pieno delle tue aspettative, preoccupato per le tue preoccupazioni, felice della tua felicità , triste con la tua tristezza. Colmo di te, in ogni momento. E di cose, questi due cuori, il mio ed il tuo, insieme, ne han passate!
Capirai perché ti aspetto e non mi sembra vita, questa vita mono-cardiaca: il mio cuore è abituato a battere in coppia!
Allora mi alzo, da questa sedia dove il didietro mi si sta facendo piatto, cerco una penna nel barattolo vicino al telefono ed un foglietto nel primo cassetto, quello pieno di tutto. E mentre cerco, tra una sorpresina Kinder ed un cucchiaino storto, mi scivola sul dorso della mano, come se fosse magica, una tua fotografia, talmente piccola che mi appari come il personaggio di un fumetto. Con le mani sui fianchi, il mento alzato e le labbra ferme a tirarmi un bacio, mi guardi dalla carta semi-sgualcita, formato tessera. Le rassicurazioni mi arrivano da quel quadratino, insieme al rumore del portone che si chiude, di sotto. Allora faccio scivolare la faccina nella tasca del mio grembiule, scrivo veloce due righe da lasciarti a sostituire i bacetti della buona notte e mi lancio svelta nella mia stanza, nel mio letto, sotto le coperte.
Appena in tempo, prima che tu apra la porta di casa.
E così, anima mia, non saprai che ti ho aspettata in ansia.
E così, gioia dei miei pensieri, non saprai che è dura, quando non ci sei.
Saprai solo il mio affetto, scritto e lasciato su quel tavolo da cucina con un sospiro di sollievo regalatomi dal tuo rientro. Con una calligrafia stanca ma perentoria: ti voglio tanto bene.
Firmato: la mamma.