Ti telefono poche volte perché il tuo silenzio al di là del filo mi imbarazza e, la paura di farti male, con le mie pause, blocca le dita che si chiudono strette nei palmi delle mani, ciondoloni lungo i fianchi. Divento un palo, di fronte al telefono. Lascio passare qualche minuto buono, poi mi volto veloce e di solito corro in strada, dove c’è Diego che mi aspetta, per andare a fare due tiri al pallone.
Tutti i fine settimana o, almeno, quasi tutti. E il gesto rasserena la mia coscienza, allevia il peso del rimorso, pulisce un po’ lo sporco dell’anima.
Tu, lo sporco, me lo lavavi via da magliette e jeans, quando tornavo dalle mie incursioni pomeridiane, dai miei essere sceriffo in cortile, distruggendomi gli abiti a combattere con gli indiani: “Vame a pje al savun”…e io correvo e tornavo con le mani cariche di scaglie profumate di Marsiglia e tranquillità del precena.
Io ti vedo: piegata con i riccioli scomposti sulla fronte a fregar le stoffe e a fregare me di sorpresa quando, con un cenno del mento, indicavi il vassoio sulla mensola dell’entrata. E, sopra ad un fazzoletto a scacchi bianchi e marroni, il pane a fette più buono del mondo.
Non l’ho mangiata più, una cosa così.
Dopo poco tempo, neanche tu saresti stata più capace di farla.
E io mi ostinavo a dire alla mamma che ti bastava alzarti dalla sedia su cui stavi a fissare il vuoto, prendere le cosette che servivano e preparare le cosette che volevo mangiare. Ma la mamma scuoteva la testa, mentre le si riempivano gli occhi di lacrime. E tu continuavi a guardare il vuoto.
Dove stavi andando? Perché non ho saputo stringerti forte le dita su cui quando ero piccolo posizionavo bacetti lumacosi per riceverne in cambio i tuoi sorrisi grandi? Rivoglio quel tempo. Rivoglio il controllo. Rivoglio la possibilità di mentirmi, fingendo di poterti trattenere. O seguire.
Allora, corro, nonna.
Attraverso Torino con il tram e vengo lì al pensionato dove osservi lo stesso vuoto.
Ed entro in stanza e profumi ancora un po’ di te, sotto quell’odore di vecchio che mi fa paura.
E ti racconto di quel pane, nonna: prendevi una biovetta e la tagliavi in due e poi la bagnavi e poi ci aggiungevi dei fiocchi di burro e una spolverata di zucchero.
E piango come un pazzo, così forte che devo mettere la testa sulle tue ginocchia, per attutire i singhiozzi.
Ma il prossimo anno sono maggiorenne e prendo la patente e vengo, nonna, e andiamo in centro e poi a casa, a far merenda.
Nonna.
Allora, con un gesto lento, ti volti e apri il cassetto del tuo comodino e ne tiri fuori un panino vecchio e secco: “Anduma?”
Si nonna, andiamo.
Quando?
Il prossimo anno, nonna, il prossimo anno.
18 commenti:
Le nonne... un cuore grande come il mondo riversato in piccoli gesti che non potremo mai scordare...
Io continuo a sentire la sua voce quando prima di chiudere la telefonata mi diceva sempre - Tieniti da conto -
Mi porto quelle parole strette, come stretto mi tengo il ricordo di lei, lei che ora vede tutto quello che faccio ma io gli racconto lo stesso ad alta voce la mia vita...
Un abbraccio grazie...
Scusa, mi sono dimenticata di lasciare la "firma"... Luisa... Tesslu :0)
...Tesslu: ma come fanno, ad essere così meravigliosamente perfette?
nel passato, nel presente e nel futuro!?
Le nonne sono magiche.
e io ti restituisco l'abbraccio.
Ciao, rovo a lasciare un saluto anche qui...se posso.
Un bacio cara, il resto è scritto dove sai.
Ciao Tina
ciau, Tinina...che bello vederti in questo spazio, al chiaro, alla luce!
un abbraccio che più forte non si può!
Ti assicuro che Torino mi ha colpito molto positivamente, ero partito con un po' di pregiudizio pensando che fosse una città grigia ed alquanto anonima, sede di fabbriche e con gente spenta del Nord, mai feci errore così grande!
Davvero Torino per me è stata una piacevole sorpresa, bella e piena d'atmosfera, ci tornerò di sicuro;-)
Ora che ho scoperto (e potevo arrivarci prima) di poter lasciare saluti e non solo anche qui....tornerò + che volentieri...a me piace fare e dire, alla luce ;) Felice serata cara Norma, o jean, o tEmPHE, un abbraccio e un sorriso luminoso ;)
Ciao Tina
...Max: e non sai quanti pregiudizi avevo io, nei confronti di Napoli.
Sentivo l'odore di mio padre traditore fin dalle cartoline. Ne respiravo un misto di rispetto e terrore e chissà cos'altro.
...e invece...e invece...
se un giorno mi regalerai una fotografia ricambierò con una favola.
...Tina: e la luce ti dona un sacco!
baci enormi, amica mia!
E tu?
Come stai?
Io ti sono vicino.
Buona giornata, Uma.
V.
non ho commentato questo racconto, perche' sai gia' cosa penso, e ogni volta le lacrime mi avvolgono gli occhi.
ho commentato,pero', il tuo commento al mio racconto. Che ingarbugliamento di commenti questi blog, dipanare la matassa tra posts, blogs e commenti diventa duro quanto smontare un tappeto persiano...o un gatto soriano.
Tutto questo per te, mio perdono.
Corrado/Tayler
o chi per essi
Mi hai fatto venire nostalgia della mia nonna centenaria.....
...V.: come sto? come sto?
sto così. un po' meglio, ora, un pò meglio.
poi passa e ci ridiamo, no?
...T.D.: ho letto il tuo commento al mio post e il tuo commento del mio commento al tuo post e il post con il mio commento...vada per il tappeto. o per il gatto!
...Maurone: cent'anni tondi tondi?
Ciao bella, stò un po meglio...ma nn bene, domani si torna al lavoro, e tu? tutto ok? Qui splende un bel sole...spero che splenda anche su di te ;)
Ricambio il bacio, e aggiungo un abbraccio forte forte forte...
Buon tutto cara amica ;)
Ciao Tina
...tina: qui c'è il sole. splende anche su di me, oggi.
torni al lavoro anche se non sei pienamente guarita?!
vedi di riguardarti, invece.
un abbraccio forte anche a te!
Magari questa volta riesco.. Chissà!
Che mi innamora (perchè le mie, di parole, non bastano) questo blog rende l'idea sufficientemente bene?
Lo assaporo, ascolto, leggo, leggiucchio, piano piano. Lentamente, mi costringo, lentamente.
Ma sollievo grande accorgersi di quanto vana sia questa precauzione nel preservare la riserva di piacere! Perchè le cose grandi acquistano sfumature sempre nuove a farle rigirare nella gola e dentro il ventre.
E allora, per ora, grazie.
Anna Chiara
Anna, cosa dire?
Sorvolo.
E mi trascini in quel misto di risate e pianti.
Te l'ho detto tante volte e sempre è vero:
sei bellissima.
Sorvolo, per simpatia. Ma piango e rido, anch'io.
Incredibile! Ci sono riuscita!
Purtroppo non ho altro da lasciarti se non le vibrazionei della mia pancia. Su altri, più validi strumenti capaci di guidarmi, non posso fare affidamento.
Ho letto questo racconto, che sembra, a prima vista, tanto meno profondo e sottile e appassionato e intenso di quanto in realtà non sia, gà diverse volte.. e lo farò ancora. Non potrò farne a meno.
Perchè, tra le altre cose, sembra tu ti sia messa in ginocchio, per guardare meglio, ed abbia restituito a noi la dimensione in cui, davvero, sembrava che persone tanto capaci di cose grandi, (addirittura, capaci di chiudere il cerchio, con facilità e naturalezza, di un'infanzia che poi potessimo ricordare felice)potessero farle comunque e sempre facilmente quelle "cosette" tanto preziose, per noi. Ci si trova, all'improvviso, a guardare ciò che guarda e a sentire ciò che vede e spera, disperatamente spera, questo bambino, attraverso i suoi/nostri occhi, tornati magicamente bambini.
Il prezzo che questo ragazzo sarebbe ora disposto a pagare per poterla riavere: mentirsi per potersi illudere. Non solo di poterla trattenere. Ma di poterla seguire! Le parole. le frasi brevi che usi, bruciano di dolore. Chiudono la gola.
Da ora, sarà impossibile dimenticare i riccioli sulla fronte di questa donna di essenziali parole e preziosi gesti.
Come il gesto lento, ma tanto imprevisto e magico, con cui si "volta" alla fine.
Splendido, davvero.
Anna Chiara
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