- Un wurstel grande, mezzo barattolo di paté di olive (sbattuto velocemente su di una fetta di pane nero tostato), un altro mezzo barattolo (questa volta di marmellata ai lamponi), un altro mezzo barattolo (questa volta di nutella fatta in casa), una spanna per una spanna di colomba farcita alla crema pasticcera, pezzi di cioccolato avanzati dalle uova di Pasqua, cinque fette di prosciutto cotto cariche di burro, due fiesta, due danito alla fragola/banana, quattro fette di salame felino, cucchiaiate di gelato non contate, tre bastoncini di quel cretino del capitano che stavano in frigo da ieri, già cotti. Sopra tutto: un litro ghiacciato di latte intero.
Ciao, Water!
Amico mio!
Come cazzo ti butta?
Sempre lì, in fondo alla stanza. Nel tuo cesso di stanza.
Aspetta, aspetta: mi allargo lo stomaco con sei o sette bicchieri d’acqua e sono da te!
Glu, glu, glu.
E non penso, mentre il cloro scende, dilatando i linfonodi del collo.
Premo solamente il pugno contro la bocca dello stomaco: devo trattenere tutto, liquidi e solidi. Per almeno dieci minuti. Prima di.
E’ un rito, sono le regole. Le istruzioni.
Seguendole ho la garanzia che tutto funzionerà come deve.
Eccomi, amico Water!
Faccia da culo che non sei altro!
La luce è fortissima: con la mano sinistra tiro indietro i capelli.
La destra incastrata in fondo alla gola: due dita a simulare una rivoltella. Come un gioco bambino.
Sposto il tappetino con il piede perché il ritorno di cibo non lo raggiunga.
Sorrido al primo conato timido a cui ne segue un altro: più spavaldo.
Il getto arriva come disegnato: una cascata omogenea, violacea e salda colonna. Dalla mia bocca al foro. Qualche minima pausa, impercettibile: la slavina procede sicura fino alle ultime gocce.
E mi lascia a tenermi stretta, ai bordi di ceramica: ora con tutte e due le mani.
Il volto ancora proteso nel cerchio d’acqua.
C’è qualcuno?
In fondo al pozzo, c’è qualcuno?
Sì: ci sono io.
I miei quindici anni.
Le mie anche sporgenti.
Gli zigomi strafottenti.
Le ginocchia appuntite.
Occhi abbandonati in orbite scavate. Soli.
Ci sono io. E mi lascio lì, spostandomi verso la bilancia e togliendomi gli abiti.
Un chilo e novecentocinquanta grammi buttati là in fondo.
“Meno due!” urlo.
E nessuno risponde: i miei genitori navigano tra isole calde, cullati dai responsabili della Costa crociere.
Allora nuoto anche io, tra le stanze, ancora nuda.
Sola.
E leggerissima.
Morirò all’età di trentadue anni: lo stesso numero di chili addosso.
Fino ad allora urlerò i risultati dal bagno.
17 commenti:
Un racconto drammatico. Viviamo in una società la cui opulenza spesso diventa fonte di distorsioni e sofferenze. Come stare accanto a chi soffre di bulimia e/o anorresia? A volte penso che sia più difficile rispetto ad una persona che ha il cancro....
...mauro: a volte lo penso anche io. poi cambio idea. poi lo penso di nuovo. poi...
Cruda realtà questa...purtroppo non possiamo fare nulla, o quasi, almeno che non siano loro a volerlo veramente...ma la maggior parte delle volte, ci lasciano solo fare gli spettatori, di questo tragico modo di non Vivere!!
Ciao dolcezza, come sempre leggerti scatena sensazioni diverse.
Buon giornata, un bacio e un sorriso :-)
Tina
...tina:tragico modo. e, il non vivere, è la malattia!
buona giornata a te, carissima.
volevo chiederti anche... hai voglia di parlarmi della tua città?
non la conosco per niente.
baci, baci e baci.
penso e rinnego le stesse cose contrarie
...giovanni: rinnego molto di ciò in cui credo e , facendolo, lo rendo eterno e certo. sempre.
grazie della visita: è stato un onore.
un saluto...ciao collega di corso!
...dimiele: siamo compagne di scuola!!!!!
Quanto mi è piaciuto questo...hai fatto bene a pubblicarlo anche qui!
Allora, che ti volevo dire? Ah, sì: ho riguardato il topic del voto per il 18, e mi sono accorto che hai modificato il tuo messaggio aggiungendo: "perchè è un genio".
XD
Guarda che genio è una parola grossa. Se ne fai uno smercio del genere ci sono anche gli straccioni che trovi per strada che ti reclamano quell'epiteto, se vengono a sapere che l'hai usato con me.
Eh.
Ciao!
Sai che io mi sento davvero in una classe? Spero di imparare il più possibile! Anche dal piccolo genietto!
Da chiii?
...dimiele: anche io mi sento davvero seduta ad un banco...e, veramente, mi sto divertendo molto.
e poi ci si trova dai compagni, a fare i compiti!
...J.J.: se ho detto genio pensavo genio!
onestamente: mi sentirei presuntuosa a dire che - il fatto che io reputi i tuoi scritti delle genialate- significhi che lo siano davvero. a me danno molto: emozioni, tachicardia, feroce stupore e un po' di quello e un po' di questo eccetera eccetera (ah! ah!). Ad ogni modo: io ti reputo un piccolo genio, gli altri leggono ed apprezzano le tue cose...fai uno più uno...quelle due righe di ragione le avrò, no?
ah, jean...si, dai compagne di banco!!!
giusto due righe... u.u!
Come va la febbre, piuttosto?
Anch'io, come vedi dall'orario, me ne sto a casetta mia, invece che a scuola...sono, ehm, "malato" XD!!!
Ciao!!
Cara NORMA (come hai vecchi tempi)
Ti devo un favore e tu non sai ancora per cosa....
....
ma presto lo saprai...
SAPPI SOLO GRAZIE....
per essere sempre un'ispirazione...
prima o poi avro' anche un REGALONE per te...
vedrai..
Un bacio
TAYLER
...T.D.jr: tu che sei tornato: nel tuo blog e nel mio blog.
questo è già un regalo.
grande, grande.
immenso.
...j.j.: malato?
ahahahahahahahahahahahahah!
e poi: XD XD XD eccetera eccetera (Santo Cielo...ma ora non me la tolgo più, 'sta cosa dell'eccetera!)
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