giovedì 27 marzo 2008

E non averlo fatto è stato proprio come averlo fatto

Rimparo a vivere stando attento al battito del cuore: quando accelera faccio in modo di ripetergli che va tutto bene e che nulla mi deve preoccupare.
Conto qualche decina di numeri, per lasciarmi il tempo di trovare quiete.
Oggi non ci riesco.
Voglio darmi un tono ma, i pantaloni, veterani, con l’orlo ricucito stamane, corrono via come a uno che si sia pisciato addosso e il piscio fosse diventato sciolina, sulla sedia dal design innovativo: fucsia a cerchi rossi.
Cerchiati di rosso porto gli occhi: ho pianto come un bambino. No: ho pianto come un cretino.
Ho pianto sotto la doccia, questa mattina, mentre mia madre preparava caffè e sorrisi e io stramaledivo il
cuore, quello a cui parlo.
Il mio cuore sordo.

“Allora?”
Mi arriva diretto: un calcio sui denti.
“Allora!”
Questa volta afferma ma sempre nulla contiene e spiega.

Il giovane seduto al di là della scrivania ha poco più di vent’anni, la giacca grigia antracite aperta lascia intravedere una sofisticata camicia a piccole righe granata, su fondo beige.

Oggi non ci riesco.

Allarga le braccia alla ragazza che sta in piedi lì accanto, stendendole la scorsa
per tutta la lunghezza del corpo. Sorriso porco che si smorza non appena torna a me.

Ora gli racconto.
Ho 55 anni e sono disperato. Sono un coglione che soffre d’ansia e di merdosissimi attacchi di panico. Quando mi capitano arrivano e devastano l’interno: lo stomaco, il fegato, il pancreas, la milza, l’appendice e
tutto, tutto quanto. Hai mai provato a morire tu con la tua camicia lavata col Marsiglia?
Ora gli racconto.
Ho 55 anni e sono disperato: un coglione che soffre.
Quando mi capitano arrivano e devastano. L’interno.

“Bene, bene, bene!” e stappa il cellulare e controlla che non ci siano chiamate, o messaggi, o chissà cosa
cazzo d’altro. E poi mi fissa.
“Ho cinquantacinque… ”
Interrompe, con quella faccia da culo posata sulle mani giunte: “Dovrei avere la sua cartella… Marina?
Dammi il dossier del signore…”e si addossa allo schienale della poltroncina girevole. E infatti gira e di
nuovo imparo a vivere ascoltando il battito del cuore: quando accelera.
Oggi non ci riesco.
“Ecco…”: ora gli racconto.
Invece racconta lui, con voce piana e professionale e, tra una riga e l’altra, manda uno sguardo a Marina
ché già se la sarà scopata o forse no. Ma la storia promette.
“Ecco!” ripete.

Marco, Luigi, Giovanni o…figliolo, sì potresti essere mio figlio.
Ho lavorato in fonderia un’intera vita. Poi è arrivato il male, la pazzia. Ascolta, ascolta: il panico, il terrore, la depressione. Quando mia moglie se n’è andata io non avevo già più niente.

“Lei potrebbe essere assegnato al quartiere est…o almeno provarci. Anche se, onestamente, non credo sia il tipo adatto. Ma qualche giorno di prova non lo neghiamo a nessuno…logicamente non retribuito!”

Logicamente, Marco, Luigi, Massimo o…figliolo.
E logicamente mi sto alzando, sai?
Ti regalo le spalle e me ne vado.
Ma non perché il lavoro mi faccia schifo.
Non perché pensi che qualche giorno di retribuzione non pagato mi spaventi.
Non perché non mi hai inteso e nemmeno m’hai fatto parlare.
No.
Solo perché avrei voluto riprovare ad essere considerato uomo senza il male, la pazzia, il panico, la depressione. Invece: erano giorni che non mettevo il naso fuori casa e, mentre mi giro, quella macchia che vedi dietro ai pantaloni, bè, figliolo: è proprio piscio.

E intanto che ti lascio ad osservare la dignità che mi macchia il culo, esco a respirare ossigeno: perché alla mia paura non debba mai mancare il fiato.




7 commenti:

Anonimo ha detto...

Ehilà! Eccomi di ritorno dalla mia mini-vacanza, che tutto è stata fuorché una vacanza...
Avevo letto il racconto già la settimana scorsa, ma di fretta!
Adesso l'ho assaporato meglio, riga per riga...
Sempre la solita. Semplice, diretta, ironica (ma non ti incazz... però!) e amara, e nella durezza del racconto, a volte, anche poetica.
Insomma, poco di nuovo rispetto a ciò a cui mi hai abituato in questo anno, se non che trovo una certa consapevolezza in più nei tuoi mezzi.
Questa non te la so spiegare... so solo che ti sento più sicura. Oppure sono io che adesso sono un lettore più attento di quello che ero prima, e certe cose le noto solo adesso!
Boh!

Ciao!

Baol ha detto...

Bellissimo! Sul serio, mi hai messo una splendida ansia...

tEmPhE ha detto...

...marco: perchè mi dovrebbero far "alterare" tutte queste tue attenzioni? a presto, allora. sull'antologia, no?

...baol: grazie, davvero. mi piacer metter ansia quando scrivo per l'ansia.

Anonimo ha detto...

Sei sempre la solita strizzaparole o incrocchistoriestrane, ma come fai?

Ti faccio però un piccolo appunto: il tipo si sarà pure pisciato sotto, sarà folle o con qualche rotella fuori posto, ma parla in alcuni momenti con una lucidità un po' eccessiva. Ma forse è giusto così.
Luca

tEmPhE ha detto...

...luca: un po' di lucidità, in cambio della quiete.
almeno quello glielo dovevo.
già gli ho devastato la vita.
già gli ho devastato quella.

Anonimo ha detto...

Esistono situazioni per le quali occorre maggiore forza.
Sono passato per lasciartene un poco.
V.

tEmPhE ha detto...

...V.: grazie. raccolgo: anche la tempesta.